martedì 8 maggio 2012

Partnership al progetto

Contesto Sociale


...WORK IN PROGRESS...
...CONTATTANDO...
prime risposte



G.A.S. Lazio ---------------------> collaborazione rifiutata
                                      
Associazione informale che sostiene e coordina i Gruppi di acquisto solidale di Roma e Lazio, con il compito di creare visibilità al loro impegno per un consumo critico attraverso conferenze, eventi, ecc. Obiettivo una Rivoluzione piccola che parte dal basso ma con l'intento di creare grandi trasformazioni sociali.



G.A.S.S.  Quadraro Tor Pignattara ------------------> nessuna risposta
                                                 


" Il Gruppo d’Acquisto Solidale e Selvaggio"  è formato da qualche decina di persone che ha deciso di condividere le scelte di consumo quotidiano secondo i principI dell’autorganizzazione e del consumo critico e sostenibile. Le persone che acquistano si dividono in maniera del tutto orizzontale gli impegni e le responsabilità condividendo il piacere e le fatiche del cibo locale, biologico e solidale.





"Per la strada"-onlus, Roma 
REFERENTE: vicepresidente ILEANA MELIS
"Per la Strada" è un'associazione di volontariato apartitica e aconfessionale che opera nel sostegno ai senza fissa dimora, alle famiglie indigenti ed ai nomadi. 
"Mettersi al servizio di chi è in difficoltà, di chi per un momento non ce la fa e rischia di perdersi per sempre. Questo è il fenomeno del volontariato." (dal sito internet)




 Cara Alice,l'idea di essere committenti (anche se solo virtuali) per la realizzazione di un centro polifunzionale e' buona ed accattivante. Ci metteremo d'accordo, all'interno del consiglio direttivo,  sia per i commenti sul blog che per concederti l'uso del nostro logo (va bene un pdf?).Intanto cordiali saluti.    Ileana Melis - vice presidente




"Co-housing" partnership


REFERENTE: NADIA SIMIONATO

Il cohousing non è un utopia ma l’esperienza quotidiana di migliaia di persone in tutto il mondo che hanno scelto di vivere in una comunità residenziale a servizi condivisi. Il cohousing nasce in Scandinavia negli anni 60, ed è a oggi diffuso specialmente in Danimarca, Svezia, Olanda, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone. Le comunità di cohousing combinano l’autonomia dell’abitazione privata con i vantaggi di servizi, risorse e spazi condivisi (micronidi, laboratori per il fai da te, auto in comune, palestre, stanze per gli ospiti, orti e giardini...) con benefici dal punto di vista sia sociale che ambientale.



Gent.ma Alice,
nel farle i nostri complimenti per l’idea progettuale che sta portando avanti, accogliamo volentieri la sua richiesta e ci rendiamo disponibili a partecipare.
Le anticipo che noi solitamente non operiamo come committenti ma come consulenti del committente (che può essere un imprenditore immobiliare/costruttore, un soggetto pubblico – comune, regione… -, una fondazione, oppure una cooperativa costituita dai futuri abitanti che noi ovviamente supportiamo fin dalla sua costituzione).
Pertanto mi dovrebbe indicare quale di queste opzioni preferisce.

La prego di tenere conto che, in un progetto del genere (è certamente virtuale ma fa bene calarlo all’interno delle problematiche reali), ad oggi i due grandi problemi da tenere sotto controllo sono:
1)      Le difficoltà di tipo economico (in un mercato molto in difficoltà gli operatori – proprietari, sviluppatori, costruttori – sono ancora molto reticenti a cambiare impostazione mentale, a rinunciare ad un alto margine (seppur teorico) per avere un margine sì più contenuto ma certamente più equo e motore di una rinnovata economia (questo spiega perché, specialmente nei contesti urbani, in un mercato totalmente in crisi, i prezzi non scendono);
2)      La coesione sociale, anche del piccolo gruppo, non è spontanea ma è “latente” (cioè lo desideriamo ma non siamo capaci di attuarla fin da subito, bisogna far emergere questo bisogno ed “educare” chi ne sarà protagonista): un percorso, per diventare positivo, va accompagnato (facilitato) coinvolgendo le persone nelle scelte relative alla loro futura vita comune e insegnando loro “come si fa”… non va, viceversa, “imposto dall’alto”, altrimenti sarà un fallimento quasi garantito.

Se vuole, posso riportare queste considerazione all’interno del blog come avvertenze generali, al di là del progetto specifico.

Attendo sue notizie su come preferisce procedere e colgo l’occasione per porgerle cordiali saluti,
Nadia Simionato




"Amniset"- agenzia multimediale-------------> nessuna risposta

Passpartù è una trasmissione radiofonica dell'agenzia radiofonica Amisnet. Ogni settimana il programma racconta storie di migrazione, si occupa di attualità e politiche migratorie. Passpartù è pubblicato ogni giovedì sul sito di Amisnet ed è trasmesso da una decina di radio in tutta Italia; a Roma  va in onda suRadio città aperta e Radio popolare Roma.Tutte le puntate di Passpartù sono archiviate qui:
Amisnet è un’agenzia radiofonica, la sua principale attività redazionale consiste nella produzione e la distribuzione di prodotti radiofonici di approfondimento a circa 35 radio italiane. Dall’aprile 2007 Amisnet è il capofila del progetto MIR, Med Info Radio, una radio satellitare all news nell’area del Mediterraneo basata sulla collaborazione di emittenti o centri di produzione in altri Paesi.





044-Il Quadraro.it


REFERENTE: ANGELO TANTARO

Sito internet del quartiere romano. Così si definiscono nel sito gli abitanti  nel link intitolato" chi siamo":"Siamo abitanti orgogliosi di questo pianeta che vivono con disaggio questa bellissima città in uno storico quartiere che è Medaglia d'oro al merito civile, fulgida testimonianza di resistenza all'oppressore ed ammirevole esempio di coraggio, di solidarietà e di amor patrio.
La resistenza continua contro il degrado, la sciatteria degli amministratori, l'inciviltà, la precarietà di una esistenza che vuole essere altra."



Ciao Alice,siamo a disposizione Ti auspichiamo  un buon lavoro.



ToDo...il contesto...

Contesto Luogo

GRIGLIA 1: IN QUESTA PRIMA GRIGLIA SI è VOLUTO SOTTOLINEARE IL COLLEGAMENTO DEL MIO PROGETTO CON LE UNICHE VICINE CENTRALITA', QUALI:CENTRO ANZIANI, CHIESA E SCUOLA. COLLEGAMENTO CHE RIPRENDE LA MIA IDEA PROGETTUALE DI CENTRO POLIFUNZIONALE DESTINATO PRINCIPALMENTE A GIOVANI IMMIGRATI, AD ANZIANI, MA FONDAMENTALMENTE A QUALSIASI TIPO DI PERSONA. LA GRIGLIA DISEGNATA ALL'INTERNO DELL'URBAN VOID 25 E' QUINDI RICREATA SULLA BASE DI QUESTI COLLEGAMENTI IMMAGINARI.

GRIGLIA 2: IN QUESTA SECONDA GRIGLIA SI E' VOLUTO SOTTOLINEARE LO SCARSO ED INEFFICIENTE COLLEGAMENTO  VIARIO DELLA ZONA CON IL QUARTIERE. LE LINEE DELLA GRIGLIA SONO CREATE DAI PROSEGUIMENTI IMMAGINARI DELLE STRADE INTORNO ALL'URBAN VOID 25. L'UNICA STRADA CHE LO COSTEGGIA E' VIA DEGLI ANGELI, DEFINITA DAGLI STESSI ABITANTI DELLA ZONA COME "UNA STRADA BUIA, TRAFFICATA, PRIVA DI MARCIAPIEDI, PERICOLOSA". IN QUESTA SECONDA IPOTESI IL MIO "BANG" VIENE ESPLICITATO MAGGIORMENTE: IL PERIMETRO DELLA GRIGLIA DEFINISCE IL DISEGNO ORIGINARIO DELL'URBAN VOIDS MA ALL'INTERNO SI SPEZZETTA. COME UN PUZZLE SAI CONTORNI NETTI E DEFINITI, MA DAI TASSELLI TUTTI DIVERSI TRA LORO.






Contesto Ambientale

LA PARTE DEL TESSUTO CHE COINVOLGE GLI URBAN VOIDS DI PROGETTO SI PRESENTA COME UN LUOGO TRASCURATO,DEGRADATO E POCO SICURO. ALDILA' DI QUESTO MEGAVUOTO URBANO (56-26-24-23-21-18-25-20) C'E' UNO SCENARIO PIU' VIVIBILE. L'AREA E' CARATTERIZZATA ANCHE DALLA PRESENZA DI SFASCIACARROZZE CHE SI INSINUANO TRA GLI URBAN VOIDS E DALLA QUASI TOTALE ASSENZA DI SERVIZI E CENTRALITA'.

NEL PERIMETRO DI PROGETTO I SINGOLI URBAN VOIDS SONO COLLEGATI TRA LORO DA VIA  DEGLI ANGELI, CHE PASSA TRA UV 25-20-18, E UV 26-24-23-21. STRADA ESISTENTE MA NON TRA LE MIGLIORI. GLI URBAN VOIDS CHE SI TROVANO IN QUESTA MACROAREA SONO DELLE AREE LIBERE, PRIVE DI VINCOLI. IL CONTESTO CHE HANNO INTORNO E' CARATTERIZZATO DA EDIFICATI, AL MASSIMO DI 3/4 PIANI QUASI IMMERSI NEL VUOTO.
PERCIò SI HANNO ELEVATI LIVELLI DI SOLEGGIAMENTO E DI VENTILAZIONE; LA PROGETTAZIONE SARA' RIVOLTA ANCHE ALLO STRUTTAMENTO DI QUESTE RISORSE NATURALI.




Abitazioni autocostruite

...e se le mie abitazioni fossero parzialmente autocostruite???

...e se proponessi un insediamento semirurale con abitazioni parzialmente autocostruite con crescita programmata nel tempo?

Così da creare insediamenti a basso costo per immigrati e anziani pur conservando e anzi valorizzando il verde interstiziale.
da:


PROGETTO ABITAZIONI
Autocostruzione associata
EcoSocioSostenibili

FINALITA’ GENERALI
Creare un modello di convivenza
come strumento per affrontare problematiche sociali
e offrire anche servizi

Un progetto che ha bisogno solo di un minimo di assistenza iniziale
per poi dare effetti duraturi sulla comunità


Finalità Particolari 
            Giovani coppie con bambini
            Coppie con bambini propri e in affido
            Anziani autosufficienti
            Integrazione interculturale e intergenerazionale
           


PROBLEMATICHE
-         dare un tetto a chi non riesce ad avere accesso all’acquisto
-         creare e sperimentare partecipazione e saper prendere decisioni partecipate e consensuali (laboratorio di democrazia);
-         esempio di convivenza collaborativa che riduce molti disagi e solitudine
-         esempio di risparmio energetico senza rinunciare alle comodità (acqua, riscaldamento ecc.)



AUTOCOSTRUZIONE ASSOCIATA - EcoSocioSostenibile

Nell’ambito dell’integrazione fra politiche sociali e politiche per lo sviluppo urbano, il progetto si pone il fine di:
-         Rendere possibile l’accesso ad un’abitazione in proprietà a nuclei familiari, italiani e stranieri, che non potrebbero acquisirla a prezzi per loro accettabili sul mercato immobiliare.
-         Rinforzare il tessuto sociale facilitando l’apprendimento e la sperimentazione alla cooperazione, collaborazione e a prendere decisioni partecipate;
-         Sostenere le famiglie socialmente impegnate (accoglienza, affido, case famiglia) o che intendono diventarlo;
-         Diventare un esempio visibile di uno stile di vita e un modo di costruire sostenibile basato sul risparmio energetico e la sinergia della collaborazione fra famiglie;


IN SINTESI
E’ la possibilità di costruirsi la propria casa con una riduzione dei costi di costruzione sino al 70% e una valenza sociale ed ecologica. L’autocostruzione è realizzabile grazie al lavoro manuale degli stessi futuri proprietari sotto la direzione di esperti, l'appoggio logistico/tecnico delle amministrazioni locali e delle organizzazioni del territorio, e con le facilitazioni al credito bancario acquisite attraverso l'intermediazione di finanziarie. La progettazione degli spazi abitativi possono facilitare la collaborazione, l’incontro e il dialogo fra le famiglie che li abitano.



lunedì 7 maggio 2012

...per spiegare più o meno le mie idee...


Nuovo programma:

La mia idea è quella di creare un centro polifunzionale, basato sul co-housing con delle strutture rivolte principalmente ai giovani immigrati e agli anziani. Questa idea è nata durante il sopralluogo e attraverso lo studio della storia dell’area. Passeggiando in questa zona mi sono accorta che gruppi di diverse etnie sono insediate in quei luoghi, in quel quartiere e nelle zone limitrofe. Conosciamo tutti i fatti di cronaca in cui persone considerate “diverse” da noi vengono maltrattate, aggredite, discriminate; attraverso questo progetto vorrei che venissero eliminate queste discrepanze. Forse è un “sogno” ma spero possa essere attuabile almeno in quella zona.


<<I have a dream that one day this nation will rise up and live out the true meaning of its creed: “We hold these truths to be self-evident: that all men are created equal.”(M.L.King)>>







Per quanto riguarda gli anziani, vorrei creare anche degli spazi a loro dedicati. Per il nesso, il quartiere è caratterizzato dalla forza storica della resistenza partigiana, il famoso “rastrellamento del Quadraro”, e chi meglio degli anziani può raccontare la storia del nostro Paese a degli stranieri? Chi meglio degli anziani può fare da “ponte”, da “anello saldatore” tra le diverse popolazioni e la nostra?










Nel mio progetto tutto ruota intorno a una sede radio, affinchè le notizie vengano diffuse in tutta Roma, e perché no anche fuori. Una radio che riesce a coinvolgere tutti, perché la musica è così, coinvolge tutti, bianchi, neri, giovani e anziani, perché La musica è di tutti. Solo gli editori credono che qualcuno possa possederla.(J.Lennon)”.

Mixitè:
Create: produzione locale
-           Laboratori di prodotti tipici di ogni Paese, oggettistica
-          Orti botanici, serre
Exchange:
-          Shop, vendita prodotti del create
-          Radio-giornale
-          Sale espositive, sale riunioni/conferenze/teatro/cinema
-          Bar ristoro
-          Piccola biblioteca multietnica
Rebuild nature:
-          Verde sostenibile
-          Orti botanici, giardini, serre
Infrastructure:
-          Urban green line
-          Percorsi pedonali verdi che attraversano l’area e la collegano agli urban voids adiacenti
Living:
-          Co-housing: alloggi e residenze per i meno abbienti, sia stranieri che anziani e per gli ospiti che tengono conferenze ed eventi

...il "mio" Bang...


Il mio bang: il puzzle

Il bang, ovvero la forza primaria che muove il mio progetto è il “puzzle” che può essere visto come un "reticolo", come la tessitura di una maglia, la trama di una scacchiera; nato dallo studio del progetto si Louis Sauer a Society Hill. Tale reticolo è la base da cui emerge il progetto, la forza da cui nasce, l'impianto da cui si genera; infatti ho iniziato disegnando e reinterpretando i profili del paesaggio circostante l'urban void 25, piuttosto frastagliato, circondato da insediamenti non troppo vivini a bassa densità e con vegetazione spontanea e non curata. E' quindi fondamentale mantenere viva la componente verde, la bassa densità e la ruralità della zona; iniziando a disegnare gli assi fondamentali di percorrenza ed i flussi principali, sono arrivata al disegno di un percorso dato da una linea spezzata. Tale intersezione di assi e linee determinano un reticolo, che dà luogo a spazi diversi che avranno anche funzioni diverse; tale maglia si integra bene con la scelta del mio progetto polifunzionale.
Si determina così un dialogo diretto tra vegetazione ed edifici. La scacchiera in cui è possibile muovere i pezzi come fossero pedine diventa un sistema flessibile in cui in seguito avverrà una sovrapposizione di funzioni diverse.
Ho pensato che il puzzle potesse essere il più adatto, visto come tanti pezzettini diversi uniti insieme in un grande disegno, ossia come tante persone diverse unite insieme in un unico complesso, in un’unica società e perché no, in un unico mondo.


















...il "suo" Bang...


Louis Sauer - Society Hill

Il bang del progetto di Louis Sauer è il reticolo, inteso come griglia, maglia o tessuto, mentre le componenti fondamentali alla base del progetto sono la continuità, l'articolazione e la territorialità. Si tratta di un progetto per il quartiere residenziale di Society Hill e rappresenta uno dei capolavori dell'urbanistica del tempo.
Egli attraverso un modulo, ossia un "pacchetto abitativo" riesce a creare una fitta rete di residenze che interagiscono tra loro, e che sono tenute insieme da un reticolo che fa da sfondo. Il bang da me interpretato sta proprio nella creazione di una scacchiera, in cui egli muove i pezzi come pedine, svuota o riempi la griglia creando degli spazi con necessità diverse. 
Il progetto viene governato da una griglia omogenea, ma la griglia si svuota, si apre e si chiude crea un continuum di relazioni tra i vari ambiti, dei piccoli camminamenti, delle improvvise sorprese, richiama atmosfere e valori con mezzi nuovi.












...Sposta, ruota, unisci, separa......Mille e più modi..................















"Architettura e Modernità"

Dal libro “Architettura e modernità”

18. “Dal Basso. Continuità e tessuti urbani.”


Nonostante le proposte della macrostruttura, alcuni architetti si interrogano su questioni che riguardano concretamente il modo di vivere delle persone, il loro rapporto con l’ambiente circostante già esistente, il  significato sociale del concetto di densità, le conseguenze dello sviluppo in altezza dei fabbricati, la perdita del concetto di piazza e di strada. Spesso all’interno di uno stesso circolo culturale coesistono posizioni diverse che tentano di individuare soluzioni attraverso prassi empiriche rifiutando le metodologie classiche verso qualsiasi sistema dottrinario ed ideologico. Un esempio si può trovare nel team X che ha in Peter e Alison Smithson le anime organizzative, sostenitori di indagini concrete, caso su caso; anche direttamente sui futuri fruitori dell’architettura.
<< L’architettura non offre semplicemente “lo sfondo” per le relazioni esistenti, ma le può creare. È una forza attiva della vita stessa. Non è più sufficiente “fare degli edifici”, dobbiamo crearli in modo tale che diano significato allo spazio attorno ad essi nel contesto dell’intera comunità. (Smithson, 1982) >>
Si incomincia ad affermare in questi primi anni sessanta un’adesione alla corrente filosofica dello Strutturalismo che riconosce sempre una dialettica tra sistemi e variazioni.  Questa dialettica regola-variazione è una caratteristica comune nel Team X che trova in ciascuno di essi una sua declinazione. Ad esempio  in Aldo Van Eyck con una ricerca verso forme primarie a cui applicare sviluppi cellulari in progetti che hanno spesso il gioco come orizzonte di riferimento; in Giancarlo de Carlo  con un’aderenza alla componente storica dei sito; in Coderch con equilibri modulati che si traducono nei ritmi delle sue facciate. In questo contesto sorgono anche nuove ipotesi di indagine sulla città. Molti studiosi ed autori di libri noti affrontano il tema, come Kevin Lynch, Jane Jacobs, John Zeisel, Christopher Alexander, Rudofsky. Nascono in questo contesto di idee nuove parole: tessuto, low rise-high density, pacchetti edilizi, case sovrapposte.

Il tessuto

Nel corso degli anni sessanta in Europa e negli Stati Uniti si va affermando un modo di progettare ed operare in opposizione al modello di case alte isolate, immerse nel verde (tower of park). La nuova formula è quella del low rise-high density che opta per un sistema compatto e continuo di edificazione, con fabbricati di tre massimo quattro piani. Piuttosto che i grandi spazi pubblici, si preferiscono spazi privati a terra e una serie di spazi che all’interno e all’esterno del complesso formano strade, piazze, entrate, punti di sosta, valorizzandone il complesso. La parola chiave diventa il “tessuto”; è un ribaltamento del processo “dall’alto” delle macrostrutture, qui si procede “dal basso”. Il terreno non è più un vassoio su cui poggiare del volumi ma diventa mappa modulata, parte integrante del progetto. I progetti risultano governati da una griglia che crea un continuum di relazione tra i vari ambiti, che mette in atto i nuovi concetti sociologici delle relazioni interpersonali, ma che guarda anche alla città storica, dei piccoli camminamenti, delle improvvise sorprese, richiamando atmosfere antiche con mezzi nuovi e standard moderni. Tre sono i progetti emblematici in questo campo.

Halen Svizzera Atelier 5

Appena fuori Berna filari paralleli di case basse si innestano nelle diverse quote del pendio di una collina boschiva. Il complesso è dotato di servizi, di case lunghe e strette a tre piani, di atelier e di articolati spazi all’aperto. È un “ribaltamento in orizzontale” dell’unità di abitazione di Le Corbusier. Il verde crea soglie di privacy tra la sfera collettiva e quella privata, con patii interni, terrazze aggettanti, tetti giardino. Lo spazio collettivo ritorna ad essere in grande prevalenza lastricato, i blocchi sono disposti “a tessuto” e determinano una piazzetta centrale e un sistema di strade che si connettono al corso principale. Halen è anche un laboratorio di studio sull’alloggio con una ricerca funzionale approfondita, anche all’acustica, alla ricerca di luce zenitale e altri aspetti e dettagli. Quanto viene proposto trova conferma e rilancio ancora più forte nell’opera di Louis Sauer nell’operazione di recupero urbano del quartiere più antico di Filadelfia: Society Hill. È un’idea controcorrente, l’idea stessa della città macchina comincia ad essere sostituita da progetti che sono dentro la città costruita.

Society Hill. Case basse nella città costruita

Il recupero del quartiere nasce da un compromesso tra il rispetto della tradizione e le esigenze dell’evoluzione storica. Bacon propone il coinvolgimento attivo del quartiere nella vita della città attraverso il recupero finalizzato ad alcuni manufatti storici e la contemporanea edificazione di nuove strutture che seguono maglia stradale e morfologia di quelli esistenti. La strategia del low rise-high density diventa fondamentale perché da un lato mantiene la struttura urbana preesistente, dall’altro incrementa la densità fondiaria. Louis Sauer diventa il più abile interprete di questa strategia. Progetta per Society Hill quattordici interventi e ne realizza dieci, di cui il più importante occupa un  intero isolato: Penn’s Landing Square. Su un’area di 9.300 mq si insediano, con edifici non superiori ai quattro piani, più di 450 abitanti con una densità superiore al 460 abitanti per ettaro; con abitazioni con circa 35 mq di superficie utile ad abitante. Il progetto si fonda sulla continuità esterno-interno, sulla difesa spaziale degli spazi interni pedonali e collettivi, su un’articolazione diversa dei quattro fronti per aderire alla scale di fruizione su cui insistono, sull’inserimento di parcheggi sotterranei; ma lo strumento fondamentale è l’invenzione di un “pacchetto abitativo”. Ogni pacchetto contiene alloggi aggregati sia verticalmente che orizzontalmente, a un singolo piano, duplex o triplex,  con scale di accesso autonomo. L’organizzazione a “L” guida sia le combinazioni planimetriche, sia le piante degli alloggi permettendo così di incastrarsi gli uni sugli altri.  Il progetto invece di essere basato sul tipico  approccio funzionalista che vede una cellula tipo aggregata  a formare un edificio modello, si basa su una triade formata da cellula-pacchetto abitativo-edificio continuamente adattabili e variabili secondo le esigenze e le caratteristiche degli spazi. Qui le finalità “funzionali” da obiettivi tassativi diventano requisiti inseriti in una complessa rete di dare-avere. Se Atelier 5 guarda Le Corbusier, e Sauer sembra guardare implicitamente Wrhight, Ralph Erskine fa la sua tradizione aperta, flessibile e informale dell’empirismo scandinavo soprattutto nel suo intervento chiave di Clare Hall.

Clare Hall Cambridge

È un college “post-graduate” e comprende numerosi servizi collettivi e venti alloggi di vario tipo. Il progetto crea una serie di soglie articolate spazialmente, distributivamente e formalmente tra la sfera pubblica dell’intorno, quella collettiva del complesso, quella semicollettiva che ne definisce dei sottoambiti e quella semiprivata di filtro con gli spazi interni a ciascuna unità abitativa. Il progettista si adegua alla maglia viaria e colloca ortogonalmente alla griglia stradale le tre parti che costituiscono il college. L’idea guida è di creare continuità tra gli spazi, determinando così un “tessuto” che si rifà ai borghi medievali. Riprende e trasforma l’idea di corte, rendendola familiare, piccola e informale. Appende e aggiunge  strutture dinamiche e leggere ai corpi in muratura: ai piani superiori piccole terrazze e ai piani alla quota del terreno allunga piccoli giardini recintati. Erskine sviluppa non solo un approccio morfologico, per tessuto, ma anche un approccio “per forma”.